martedì 14 agosto 2012

Ecografia e infermieri
La prima volta che ho pensato di insegnare l'ecografia agli infermieri è stato diversi anni fa, quando lavoravo in un ospedale della provincia di Reggio Emilia. Mi ero chiesto: perché un infermiere dovrebbe saper fare alcuni tipi di ecografie?

La risposta è stata abbastanza semplice. In quell'ospedale tutte le notti (e anche, qualche volta, durante il giorno) il turno era composto da un medico e due infermieri; spesso i malati erano due (spesso anche critici) in due ambulatori diversi. Credevo che potesse essere di aiuto lasciare un paziente con un infermiere a cui chiedevo intanto di farsi (e in questo modo. fare anche a me) un idea della problematica del paziente. La prima cosa a cui ho pensato è stato: se un paziente arriva con un globo vesicale, intanto che sono impegnato con un altro malato, il secondo infermiere può procedere in maniera autonoma (dopo che mi ha mostrato il risultato dell'ecografia). Stessa cosa poteva succedere nel caso in cui c'era da reperire un accesso venoso particolarmente difficoltoso.
Per questo motivo ho effettuato un "corsetto" di mezza giornata che ha riscosso un successo discreto. 
Da quel momento è partita una corsa verso un miglioramento continuo della performance infermieristica nel campo dell'ecografia che è culminata nei due corsi della scuola di Reggio Emilia (uno chiamiamolo normale e uno indirizzato a personale di area critica in cui si danno nozioni di FAST e studio della vena cava inferiore). Oltre a questo, due infermiere hanno intrapreso un percorso formativo (della durata di circa un anno e mezzo) che le porterà ad essere istruttrici di ecografia nello studio della vescica, incanalumento vasi difficili, torace e FAST; abbinato a questo stanno imparando a creare una propria banca dati (devono registrare le ecografie fatte, se ritenute interessanti, abbinate ad un report scritto per la valutazione), a fare una ricerca bibliografica in modo tale da essere sempre aggiornate e a fare le presentazioni dei corsi a cui io (ormai) sono assolutamente superfluo.
Tutto questo "sbrodolio" per rendere noto a tutti le difficoltà che ho (abbiamo: non posso dimenticare gli amici PierCarlo, Aldo, Lorna, Barbara, Daniele) dovuto incontrare per far accettare solo l'idea dei corsi infermieri. 
In Italia ci sono posti in cui l'infermiere non può toccare la sonda se non per pulirla. Le resistenze sono di quelli che ritengono che "la sonda è mia e guai a chi me la tocca". Dobbiamo per forza far ricorso alla magistratura (siamo in attesa di alcune sentenze) per sapere se un professionista può usare l'ecografo.
Nei paesi "normali" sono già usciti numerosi lavori (gruppi di Altsschuler, Blaivas e altri) che dimostrano l'efficacia dell'uso dell'ecografo in mano agli infermieri tanto che molti approcci ecografici sono ormai di stretta pertinenza infermieristica (cateterismo vesciale, accesso venoso periferico, posizionamento di sondino-nasogastrico). 
I lavori pubblicati sono dei primi anni 2000 il che vuol dire che gli infermieri fanno ecografia dagli anni 90............................ non ho più parole.

4 commenti:

  1. Penso che gli infermieri che lavorano in ps debbano ormai acquisire dimestichezza per quanto concerne alcuni approcci ecografici che possono avere un impatto diretto sulla loro attività (penso ad esempio proprio al reperimento degli accessi venosi difficili).
    Nel ps dove lavoro ho notato che all'inizio gli infermieri guardavano all'ecografia in urgenza come una perdita di tempo ("ecco, adesso a questo paziente fa pure l'eco..."), ma quando si sono accorti dell'impatto positivo che essa ha nella gestione ottimale del pz, si sono presto ricreduti. Forse sarebbe il momento di dire loro: "ecco, ora prova tu".
    Non bisogna dimenticare che il medico e l'infermiere lavorano per uno stesso fine: curare al meglio i pazienti.

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  2. Nel nostro paese,e piu specificamente in Liguria,arretrata nei piani di assistenza di una buona decina d'anni(qui vedo utilizzare presidi che a Bergamo erano attuali nel 98) l'Infermiere non è ancora visto come professionista.Lo è solo a parole,lo è solo nelle nostre menti.Si pala tanto di "Team interdisciplinari" ma è pura retorica.La battaglia per riconoscere la nostra professionalità è contro i luoghi comuni

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    1. Ciao e grazie,
      effettivamente per chi lavora in Liguria è come se vivesse in un mondo tutto suo, ma, forse, tutti insieme potremo anche farcela a smuovere qualcosa. Per curiosità dove lavori?

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    2. Ciao Anonimo,
      hai ragione quando dici che la battaglia è contro i luoghi comuni ma, credi, questo non solo in Liguria (non conosco la realtà ligure, ma ti assicuro che anche nella "moderna e all'avanguardia" Emilia Romagna far passare l'idea dell'ecografia infermieristica non è stata sempre una strada in discesa!)
      Certo è che chi fa da "apriporta" deve impegnarsi all'inverosimile: prima di tutto a livello formativo (e questo non solo per gli "apriporta"), poi cercando di coinvolgere i colleghi e di trasmettergli la voglia di crescere e cambiare (ed anche questo, per la mia esperienza, non sempre è così facile) per poi passare ai "piani alti" chiedendo protocolli ed istruzioni operative. Vale la pena di provarci: a volte la paura di chiedere e di ricevere rifiuti, non ci fa nemmeno provare! Mi riferisco sempre alla mia esperienza: convinti di ricevere una marea di rifiuti, abbiamo preparato l'istruzione operativa per l'ecografia infermieristica nel cateterismo vescicale e accessi vascolari periferici e ne abbiamo chiesto l'autorizzazione al responsabile infermieristico e medico dell'UO ed alla Direzione Sanitaria (certo...dopo una seria formazione documentata e dopo aver dimostrato di aver raggiunto competenza!).
      Risultato:APPROVATA! Con tanto di complimenti!
      Anch'io me ne stupisco ancora!
      Ti ripeto, non conosco la tua realtà, ma voglio invitarti a provarci, se ci credi!
      In bocca al lupo!
      Ciao

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